Chi ha dedicato una vita a questo archivio, dice che si sentono nell’aria le «presenze». Diciassette milioni di nomi, cognomi, storie di ricchezza e povertà che dal 1539 alla metà del 900 formano il più grande archivio bancario del mondo. à l’Archivio storico del Banco di Napoli. Questo immenso deposito di memoria è stato restituito ai cittadini grazie a una spettacolare metamorfosi artistica, voluta da Daniele Marraina, presidente della fondazione Banco di
Napoli, e firmata da Stefano Gargiulo, regista e scenografo della Raos Produzioni, tra i maggiori esperti delle nuove tecnologie multimediali. Ma prima di inoltrarsi tra immagini e voci del percorso virtuale KaZeído s , che si snoda nel cinquecentesco Palazzo Ricca in via dei Tribunali, sede dell’archivio, e prima di accendere la candela di un touch screen e di avviare il racconto di sette spettacolari istallazioni, bisogna iniziare a contare. Perché qui i numeri sono veramente protagonisti, a ogni angolo. Nelle 330 stanze dei quattro piani del palazzo, dove nel 600 confluirono i singoli archivi degli otto banchi napoletani, sono conservati 300 milioni di documenti in oltre 60mila faldoni, a loro volta divisi in «libri dei nomi», con rubriche dei correntisti, e in «libri dei numeri», con le uscite e le entrate di ogni conto corrente, cui si aggiungono i «libri dei fatti», e le «copia polizze», in sostanza le antesignane delle fotocopie. «La difficoltà più grande, quasi uno smarrimento, è stata scegliere le vicende da mettere in evidenza» racconta Stefano Gargiulo. «Anche perché, appena si apre un volume qualunque, le storie esplodono: letteralmente. E se non fosse stato per il suo sacerdote, in questo luogo sacro della vita napoletana io mi sarei perso».
Il custode-sacerdote del tempio di cui parla Gargiulo è Eduardo Nappi, da 53 anni responsabile dell’archivio. Il suo arrivo nel 1963 è considerato la svolta nel riallestirnento e nella creazione del percorso. La conferma è una fotografia che ritrae una delle tante camere «prima» del riordino. Ovunque c’erano cumuli di fascicoli. E ovunque tesori che sono riemersi e hanno permesso di raccontare le storie, per esempio, di un tale Michelangelo da Caravaggio che il 6 ottobre 1606 ritira 200 ducati, offerti da Nicolò Radulovich per una Madonna con bambino, da consegnare entro dicembre dello stesso anno. «Studiando questi libri ho scoperto che nel 1860 il rivoluzionario Michail Bakunin, allora amante della moglie del console russo a Napoli, pagava la retta di una pensione in via Crispi» dice Eduardo Nappi. Ma nelle stanze dell’archivio ci sono soprattutto le storie di intere legioni di sconosciuti, le quali ovviamente valgono quanto quelle delle celebrità. Nel 1656, per esempio, in piena peste, un certo Tonno Cerone, che aveva violentato Angela Esposito detta «Bella», paga alla ragazza un risarcimento di 60 ducati per chiudere la causa, come ricorda una delle voci recitanti che insieme allo splendido commento sonore di Bruno Troisi anima il percorso multimediale. A volte invece i debiti non vengono saldati, e sul libro dei conti rimane uno spazio vuoto. È quanto accade a Giuseppe Garibaldi che nel 1874 chiede per suo figlio Menotti un fido per una somma corrispondente agli attuali 70 mila euro. Ma due anni dopo la somma risulta ancora non saldata e nel 1877, da Caprera, Garibaldi sollecita il figlio, che nel frattempo è fuggito a Roma. Nel 1883 con un gesto di generosità il Consiglio del Banco di Napoli estingue il debito. A onore della cronaca i registri dell’archivio ricordano che anche l’Eroe dei due mondi, giunto a Napoli, abbonò nel 1860 i prestiti su pegno presso il Monte di Pietà e altre casse. Ma l’importo era diverso. Tre ducati, al massimo.
Intervista di (Laura Leone110) tratta dalle pagine di Panorama del 24/08/2016